La pittura specchio dell’anima

Roberto Romoli

Roberto Romoli

“Trasformare il pensiero in concretezza pittorica” e comunicarlo attraverso “forma e colore” è il desiderio che muove la mano di ogni artista, ma che per Roberto Romoli rappresenta un punto fermo da enunciare ed al quale attenersi scrupolosamente.

Questo gli fa onore e conferma con quanta serietà e professionalità sta svolgendo il suo itinerario artistico, iniziato negli anni Sessanta con la frequentazione della Piccola Accademia di Pittura di Don Stefani e proseguito con i corsi di nudo, da cui è uscito con una preparazione che lo ha portato a fondare, insieme ad alcuni colleghi, lo Studio 7, attiva fucina di variegata creatività e di comuni intenti. Romoli ricorda quella esperienza di gruppo, peraltro tuttora in piedi, con piacere misto ad un pizzico di nostalgia e con la commozione rivolta al Maestro Mario Mugnai, recentemente scomparso, dal quale ha ricevuto insegnamenti e fraterna amicizia.

“Nulla, nulla è veramente scopo di vita, e solo la vita è valore da vivere. Arte non è solo un oggetto da mettere in mostra, arte è soprattutto un tentativo di vivere”. Con questi intendimenti lo Studio 7 si inserisce nel tessuto sociale, aprendosi alla gente, alle sue problematiche ed ascoltando le sue istanze per promuovere occasioni culturali come motivo di aggregazione dello spirito umano.

Romoli ha mantenuto fede a questi ideali, trasferendoli nella sua pittura e nell’incisione all’acquaforte, di cui è finissimo maestro. Attraverso un alfabeto iconografico talvolta criptico, ma che si può imparare a leggere agevolmente una volta entrati nella sua ottica, Romoli va a scandagliare ogni angolo del nostro mondo, dei nostri comportamenti e dei  nostri sentimenti. Ma i mali della società in cui viviamo, sebbene molteplici e gravi, sembrano curabili perché il suo pennello ci indica per ciascuno di essi il  rimedio adatto. Occorre però crederci fermamente ed impegnarsi a fondo come fa lui, perché la risposta la troviamo sempre dentro di noi.

L’artista ci fa capire quanto sia forte la vita, quale inattaccabile tenacia esista in ogni essere vivente, in una rosa che resiste all’aridità del deserto, in una tenera pianticella che spunta prepotente da un altissimo costone di roccia, possente come un fascio muscolare, a cui si avvinghia per sopravvivere, insinuandosi nei suoi anfratti, a testimoniare che la vita nasce e si sviluppa ovunque e comunque.

Ma la materialità va di pari passo con le emozioni, che come fragili bolle di sapone, devono attraversare un buio tunnel prima di raggiungere la luce, affrontando un percorso lungo e difficile, alimentato dalla speranza e dalla gioia di arrivare.

Come la speranza di una società perfetta, simboleggiata da un pavimento a scacchiera su cui giacciono vecchi libri usurati dal tempo, che si è fermato in attesa che la cultura venga riscoperta, benché il computer sia ormai parte integrante di noi. Quando però le emozioni non trovano sfogo, restano bloccate a mezz’aria, trattenute da una barriera invincibile.
Simboli ricorrenti popolano le opere di Roberto Romoli, come l’uovo, elemento di vita che si svuota perché ripudia la nostra società corrotta, impollinata da una farfalla-denaro che succhia dal papavero, ma la speranza, rosa fragrante che fa appassire quella con il gambo spinato, rinasce continuamente e dalla coscienza rifiorisce un germoglio di ulivo.

C’è poi l’emozione legata al ricordo di viaggi in luoghi dove antiche civiltà hanno lasciato la loro impronta e il cui fascino si avverte distintamente nell’aria che si respira, come il maestoso Trono di Antioco, corroso dal tempo, che resterà lì in eterno.

L’arte di Roberto Romoli si dipana diligentemente per filoni creativi ben strutturati, toccando ogni tematica del nostro quotidiano per sviscerarla attraverso una cifra espressiva di derivazione surrealista, ma che ha poco di onirico perché è alimentata dalla realtà e dalla ragione che si sublimano nell’immaginazione. Nelle sue opere niente, neanche il più piccolo dettaglio, è lasciato al caso, ogni elemento possiede un suo preciso significato e tutto risponde con esattezza alla realtà che l’artista intende documentare e su cui vuole fermare la propria attenzione, lanciando il suo messaggio di denuncia e di riflessione. Un messaggio mai gridato o enfatizzato, ma sempre porto con il garbo e la chiarezza mentale che scaturiscono dalla serenità con cui guarda le cose e dalla consapevolezza (utopica) che l’arte, mezzo di comunicazione universale, può cambiare le menti, come la musica, che omaggia in alcune composizioni, con un violino appoggiato ad un’antica stele spezzata e le note che escono dal pentagramma e si diffondono nell’atmosfera.

Ogni singolo lavoro di Romoli, sia pittorico, sia incisorio, è specchio della sua anima.

Racconta un mondo e sorprende per la fantasia inesauribile e geniale, per la tecnica impeccabile ed estremamente elaborata, per la perfetta resa formale e prospettica.
Una qualità altissima, apprezzabile anche negli intensi ritratti, di profonda e partecipe introspezione psicologica. Una raffinatezza che si fa ricercatezza del particolare, non per stupire ma per indurre a ripensare ai nostri comportamenti, a riflettere sui valori veri dell’esistenza.
Roberto Romoli è sempre lì a ricordarcelo, con la sua presenza discreta e puntuale in ogni sua opera, lui che leggero e minuscolo si libra nel cielo appeso ad un palloncino, per dirci che la vita è bella.

Gabriella Gentilini